<I>Elisabetta Rasy, nata a Roma, dove vive e lavora, ha pubblicato numerosi romanzi, racconti e vari saggi di argomento letterario molti dei quali dedicati alla scrittura femminile. Con “Posillipo” ha vinto il Premio Selezione Campiello 1997. Collabora a importanti testate giornalistiche tra cui La Stampa e Panorama e tiene una rubrica sul settimanale Sette del Corriere della Sera. Il testo con cui ha partecipato al progetto “L'attesa” del Napoli Teatro Festival Italia è “Suvenìr”: uno sguardo particolarmente delicato sull'essere donna. </I>
Questo è stato l'anno di Beckett per il teatro e, come si sa, l'attesa è il tema centrale attorno a cui ruotano tanti dei suoi testi. Ma “l'attesa” di cui parla Beckett, così come quella dei suoi personaggi in “Suvenìr”, nasconde messaggi e significati profondi. L'attesa è sempre il preludio di qualcosa, cosa si attende o cosa attende, secondo lei, la nostra epoca?
La "nostra epoca" è un'entità troppo grande per me, ognuno in ogni epoca aspetta qualcosa che a volte prefigura, a volte teme o desidera ma sostanzialmente non sa: questa ignoranza è ciò che chiamiamo futuro.
<B>Il “luogo dell'attesa” nel suo racconto è il molo di Mergellina, dove l'attesa si affida alle onde del mare per sciogliersi in un ricordo, un “suvenìr”, un'istantanea tra passato, presente e futuro...crede che la nonna, mandando la nipote (che rappresenta il suo futuro) verso il passato sia un modo per ingannare un'attesa?</B>
No, penso sia un modo per agire sul passato. Comunque bisognerebbe domandarlo al personaggio.
<B>E' nata e vive a Roma ma ha trascorso la sua infanzia a Napoli. Qual'è il suo rapporto con questa città? </B>
Quello che in genere si ha con le cose perdute: di desiderio nostalgia e paura.
<B>L'universo femminile è spesso al centro dei suoi scritti, un mondo magico, quasi sempre in bilico tra luci ed ombre; è importante riuscire, anche attraverso il teatro, a dare voce alle donne? </B>
Un autore dà voce alle sue voci interiori, le mie spesso sono femminili.
<B>Per finire le chiederei (sembra quasi una domanda alla Marzullo): la vita è tutta un'attesa o tutta una partenza? </B>
Entrambe le cose.